
Era da tempo che pensavo a questo libro come a un qualcosa da avere, e come mi è capitato tra le mani l’ho letto attentamente, senza la fretta del divoratore che di solito mi contraddistingue. Ho grossa stima di entrambi gli autori.
Gabriele Lunati ha già fatto un ottimo lavoro con la biografia di Nico (“Bussando alle porte del buio”, di cui conto di occuparmi presto) e con il relativo documentario, mentre
Andrea Valentini è uno dei più grossi appassionati di punk ’77 che io conosca.
Cuore di Napalm, di conseguenza, risulta essere un volume accurato fino al limite della follia: il patchwork di interviste, recensioni e fonti citate è impressionante, senza se e senza ma, e la storia incredibile dell’Iguana viene finalmente ricostruita “brick by brick”; un’operazione, questa, considerata a suo tempo impossibile dallo stesso Iggy, il quale ha spesso affermato di non ricordare granché del suo passato remoto di antesignano del punk, a causa dell’abuso di eroina e di qualsiasi altro tipo di stupefacente che ha caratterizzato il 95% della sua carriera con gli Stooges.

Con mio enorme piacere, invece, l’attenzione degli autori si è focalizzata con accanimento proprio sul periodo che va dalla breve parentesi degli Iguanas a “Lust for life”, abbracciando dunque nascita, morte, resurrezione e definitivo declino degli inarrivabili Stooges (dal debutto omonimo al controverso “Raw power”) e il periodo berlinese, caratterizzato dalla convivenza/collaborazione con un ispiratissimo David Bowie (che dal canto suo – mentre Iggy passava letteralmente dalle stalle alle stelle – sfornò la Sacra Triade “Heroes”-“Low”-“Lodger”).
In ogni caso, anche se è praticamente innegabile che la carriera solista di Iggy Pop, salvo i primi fuochi d’artificio, non sia stata poi mai tutto questo granché, il sottoscritto non ha mai smesso di pensare che Mr. Osterberg sia stato e sia tuttora l’unica vera impersonificazione carnale del rock’n’roll. Iggy Pop è probabilmente l’unico rocker che ha toccato il baratro con i palmi di entrambe le mani e può raccontarlo in giro, dopo una vita di parapendio continuo in cui è stato tanto un tossicodipendente con collare da cane e vernice argentata spalmata sulla faccia, quanto un elegante new-waver di ispirazione filodestroide, in contrasto con il nascente movimento punk che era riuscito monetizzare ispirandosi ai suoi flop precedenti, penalizzati dall’essere avanti di un lustro sulla tabella di marcia della storia.
Un libro da avere assolutamente, che a distanza di un anno dalla pubblicazione necessiterebbe già di un’appendice aggiornata, visto che Iggy – a sessant’anni suonati – non ha ancora manifestato l’intenzione di smettere di stupire e di offrire live act che un performer diciottenne non sarebbe in grado di sostenere.
Gabriele Lunati/Andrea Valentini – Iggy Pop – Cuore di Napalm, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2008, pag. 300, € 15,00
[Simone]
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