
Il millennium bug di Lamette è scattato all’alba del primo gennaio 2011, ricordando improvvisamente a me (ideatore del sito) e a Diego (programmatore dello stesso) che la piattaforma era stata settata cronologicamente per la pubblicazione di news e concerti fino al 31 dicembre 2010, dunque era ormai impossibile sia per noi che per voi aggiornare ulteriormente senza un preventivo e improcrastinabile intervento tecnico. Nel risolvere, come abbiamo risolto, l’inconveniente, ci è venuto spontaneo fare due conti e tirare un bilancio per alcuni versi tragico e per altri entusiastico, come tutti i bilanci di un lungo operato. Perché il millenium bug? Bene, ecco perché:
A) Domenica 9 giugno 2002, brindando alla messa online della versione Mark III del sito – quella tuttora in vigore con qualche modifica più estetica che sostanziale – né io né Diego avevamo preventivato di arrivare vivi al 2011.
B) La webzine più rozza d’Italia è andata online, nella sua versione Mark I che ricorderanno soltanto pochissimi aficionados, in un giorno imprecisato dell’anno di Grazia 2001. Dunque fanno 10 anni di Lamette. Più di quanto qualsiasi fanzinaro punk schietto con se stesso – che non faccia “Bomp!” o “Maximum Rock’N’Roll” – potrebbe mai immaginare come longevità potenziale per il suo Frankenstein.
Come Presidente in carica del Libero Stato Libertario di Lamette, mi sento obbligato a rivolgervi un discorso d’inizio d’anno. Immaginatemi alla mia elegante scrivania di legno massello dietro un bandierone nero con il Jolly Roger dell’Alkadia, mentre vi leggo compostamente il papiro che segue:

“Punk-rockers, hardcorers, skinheads, mods, rudeboys, anarchici, collezionisti del vintage e delinquenti comuni di tutte le età possibili in natura, cioè orientativamente dai 12 ai 90 anni: GRAZIE. Voi siete stati e siete e spero sarete sempre il nostro pubblico, i nostri lettori, il nostro feedback, i nostri compagni di palco e di merende, i nostri vicini al bancone al bar, i nostri partners in crime, la nostra famiglia, i nostri amici più cari, i John Rambo della nostra guerra persa e in una parola il nostro pane quotidiano: tosto, avvelenato e immangiabile, esattamente come lo volevamo. Grazie di essere punk. Grazie di non avere nessun pudore. Grazie di aver decretato che questa webzine doveva campare e altre no.
In fin dei conti non abbiamo fatto molto per voi, non più dell’essenziale. Non abbiamo fatto i soldi, non abbiamo voluto una grafica che non fosse spartana, non vi abbiamo regalato – salvo rarissime eccezioni coerenti con la nostra linea – né dischi né biglietti omaggio per i concerti. Vi abbiamo lasciati soli quando non ci andava di aggiornare e vi abbiamo sommerso di news che si susseguivano a nastro quando eravamo preda di una fregola bipolare per noi incontenibile.
Abbiamo cercato di darvi il maggior numero di informazioni possibili e reperibili di volta in volta sulla musica del passato, sui classici dei seventies e sulla gloriosa e per noi intramontabile vecchia scuola punk-hardcore nostrana, ma non abbiamo voluto dimenticare – e tuttora non vogliamo dimenticare e non dimenticheremo – il presente che conta e il futuro che conterà. I dischi che prima di essere un prodotto sono una necessità biologica legata al desiderio di libertà, croce e delizia di chi li scrive e di chi li stampa, iniezione di pentothal e contemporaneamente maschera antigas.
Grazie a voi nel 2003 è nata Lamette Comics. Grazie a voi oggi Lamette Comics è una delle pochissime realtà fumettistiche indipendenti e autoprodotte che possano permettersi di tirare 1000 copie di un albo in Italia e venderle. Grazie a voi, alla vitalità e alla curiosità che avete manifestato, tanti punk degli anni ottanta sono tornati alla carica dopo anni di crisi in cui avevano perso ogni speranza e si erano dati alla macchia loro malgrado.
Grazie a voi non abbiamo bisogno di essere una setta underground con le sue ridicole regole comportamentali ed estetiche e possiamo parlare della musica che vogliamo, dei libri che riteniamo valga la pena di leggere e anche – tout court – di due forchettate di cazzi nostri. Grazie a voi non siamo né saremo mai un ufficio stampa della musica indipendente, ma sempre e solo una realtà che la musica indipendente la respira, la ama e la supporta, e non si sente in dovere di recensirla o di promuoverla se gli sembra di plastica, perché non è pagata per farlo.
Cosa fare per migliorare insieme il nostro Libero Stato Libertario? Leggeteci, supportateci, affittate la pubblicità, svuotate la nostra distro, mandateci la vostra musica e le vostre edizioni senza remore e se avete cinque minuti liberi allegate delle vere lettere di accompagnamento, vergate a mano come si usa fra amici, e non i soliti freddi prestampati: vogliamo sentire il vostro affetto e vogliamo ricambiarlo. Ne abbiamo già raccolto e reso tanto in dieci anni e non penso che ci basti o ci basterà mai. Noi continueremo ad aggiornare, a sfornare recensioni, musica, fumetti, a rispondere alle vostre mail, alle vostre domande, ai vostri appelli, ai vostri inviti a bere insieme, alla vostra esigenza di una fanzine a misura d’uomo che rimanga tale anche nell’Inferno di Internet.
E per concludere, Pertini sarebbe stato meglio di me. Ma a Napolitano gli ho fatto un culo come un tarallo. Fate tesoro di questi tre aforismi:
Affanculo la politica, sporca come chi ci giudica (Fun).
Lo spirito continua (Negazione).
Domani è un altro giorno (Rossella O’Hara)”.
[Simone]