
Li ho visti suonare per la prima volta sul finire degli anni ’90, in un posto della Roma di allora che si chiamava Kaos Pub e che per quanto ricordi effettivamente poteva essere ubicato anche a casa del diavolo, però sono quasi certo che aveva una saletta sotterranea e piuttosto claustrofobica con palco annesso e che si entrava facendo la tessera all’ingresso: la stessa sera c’erano anche i Bier Kampf, altra vecchia gloria Oi! capitolina, nonché i DUAP, in cui già mi ero imbattuto un po’ di tempo prima al Villaggio Globale, rimanendone veramente colpito. Di quell’altro concerto invece ricordo loro (epoca “Gente di strada”), i Totally Pissed e i Vegetebol, forse, ma potrei anche mischiare le carte. Tutto questo lungo excursus per dire che negli anni dei
Colonna Infame a Roma bolliva veramente qualcosa in pentola per quanto riguarda lo streetpunk: una nuova maniera di suonarlo e forse di concepirlo, innanzitutto. In continuità con gli anni 80 di Nabat, Rough, BASTA e compagnia bella, d’accordo, ma anche musicalmente più veloce, più contaminato, più “core”, anche se con pari urgenza di messaggio, che era in genere diretto e ben poco politically correct. Niente a che vedere, insomma, con la patriarcale tirata Oi! di chi non ha niente da dire: quella è arrivata dopo, probabilmente interpretando male dischi come l’omonimo (fondamentale) dei Colonna Infame, che uscì nel ’97 per Banda Bonnot e che qui ritrovate paro paro, insieme alle tracce registrate poi nel 2000 dal rinnovato quartetto, con Damiano e Duccio a dare man forte ai “superstiti” Petralia e Maurello.

Delle singole canzoni dei Colonna Infame non mi va di parlare perché non lo ritengo utile: sono ben conosciute nell’ambito dell’underground nazionale e secondo me mondiale, e sono state già ristampate più e più volte, anche prima che Paolo prendesse in mano la situazione e se lo facesse da sé e per tre. In questa versione vinilica comunque ci sono tutte ma proprio tutte, incluse schegge del demo ’96 e quelle (da me mai sentite prima) del penultimo live prima dello scioglimento ufficiale: ma è chiaro non volevo andare a parare qui.
Quello che invece mi premeva di spiegare, dicevo, è il perché poi questo vecchio gruppo di amici romani, con cui ho diviso il palco più di una volta e che conosco all’incirca da tre lustri, sia effettivamente un tassello importante per il punk italiano, una cosa che ci DOVEVA essere e che effettivamente era lì a fare da ponte nel momento in cui si raccoglieva il testimone. Spero di esserci riuscito senza dire minchionerie: ora fate quello che dovete, ma perdìo, in modo consapevole. Ci vediamo al prossimo concerto reunion, uno dei tanti che ci sono e che sempre ci saranno. Perché è così che la voglio vedere io: una saga intramontabile.
[Simone]
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