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Articoli Monday 24 February 2003:
Il "Caos" del "corsaro" Pasolini

Nel 1968 – anno critico come pochi altri – Pier Paolo Pasolini fu chiamato a curare la rubrica “Caos” sul settimanale “Tempo”. Nell’occasione, egli precisò che aveva accettato “per molte ragioni. La prima è per il mio bisogno di disobbedire a Budda. Budda insegna il distacco dalle cose (per dirla all’occidentale) e il disimpegno (per continuare con il grigio linguaggio occidentale): due cose che sono nella mia natura. Ma c’è in me, appunto, un irresistibile bisogno di contraddire questa mia natura. Naturalmente un tale bisogno di contraddirmi ha bisogno anche di giustificazioni.
Queste giustificazioni provvedette a dettarmele tutto il mio conformismo, che è molto difficile da definire, del resto, essendo fenomeno dal carattere maledettamente composito ed ambiguo (esso ha forse i suoi punti di contatto più compitabili con un certo conformismo comunista, quale si è presentato nel dopoguerra: una cosa, dunque, quasi lontana dalla mia infanzia)”. Riflessioni che mi sembrano davvero rappresentative della complessa natura di Pasolini, uomo dal multiforme ingegno ma anche intellettuale messo alla frusta dall’asprezza di una vita difficile e segnata dalle ristrettezze finanziarie. Un personaggio che può senza dubbio essere considerato una delle figure centrali della cultura italiana del dopoguerra, per il generoso impegno che profuse occupandosi, nel suo spazio (significativamente titolato “Caos”), di ogni questione di rilevanza sociologica o politica che in qualsiasi modo riguardasse il delicatissimo periodo storico da lui vissuto. Dalla contestazione studentesca al Festival di Sanremo, dai fatti di Praga al Giro d’Italia, dai rapporti tra la Chiesa ed il PCI allo sbarco sulla Luna, il “corsaro” Pasolini si occupò di tutto, col medesimo impegno di studioso e quella particolare acutezza dello sguardo che lo hanno reso insuperato esempio di polemista incapace di obbedire alle logiche massificanti che oggi inquinano i mass-media. Pasolini non avrebbe mai venduto le sue idee e la sua dignità al miglior offerente. Egli è stato un grande scrittore e poeta, ma soprattutto un uomo libero e sempre coerente con le proprie convinzioni. Un personaggio di cui si sente la mancanza, in una società di uomini (?) sempre pronti a salire sul carro del vincitore di turno, che mercificano sé stessi in nome della ragion di Stato. La sua vita fu caratterizzata da un’ansia inumana di comprensione della complessità di un mondo contemporaneo travolto dalle forme di consumismo che ben conosciamo: quelle che ne hanno spezzato le antiche e sprezzanti armonie. Ma lasciatemi gridare che Pasolini non è morto: di lui ci restano le geniali e lungimiranti intuizioni.
[Fernando Bassoli]
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Re: Il
P.P.P. indimenticabile.
"il crollo del presente implica anche il crollo del passato. La vita è un mucchio di insignificanti e ironiche rovine"
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